mercoledì 24 novembre 2010

La strada “smart” per le rinnovabili


(di Giacomo Selmi)

E’ ormai unanime l’opinione che la transizione verso una sistema “low-carbon” passi anche attraverso la rete di distribuzione.
Le reti di trasmissione non hanno fatto molti passi avanti: la loro struttura è ancora quella originaria, nata per trasportare l’energia dai grandi centri di produzione ai grandi centri di carico. Tale struttura non permette una integrazione ottimale di fonti aleatorie come le rinnovabili, o un paradigma di generazione come quello distribuito, implicito in un sistema che prevede l’uso delle fonti rinnovabili.

Oggi le società che gestiscono le reti si trovano davanti a sfide, e opportunità, importanti e significative sia dal punto di vista tecnologico che strategico. Sfide e opportunità che vengono condivise e stimolate anche dai regolatori nazionali.
La prima, e forse più importante, di queste sfide riguarda l’evoluzione della rete di distribuzione, che dovrà essere “intelligente”, una smart-grid appunto.
Se nei dettagli non c’è ancora accordo su una definizione standard di smart-grid - anche se la Comunità Europea ne ha data una che sembra incontrare il favore di gran parte dei soggetti coinvolti: “una rete elettrica che può integrare in modo intelligente le attività di tutti gli utenti a lei connessi (...) per distribuire in modo efficiente una fornitura elettrica sostenibile, economica e sicura” - è però evidente, e accettato da tutti, il ruolo fondamentale che esse potranno avere per il successo delle politiche europee di riduzione delle emissioni di CO2 e di efficienza energetica. Tanto è vero che la legislazione introdotta in Europa con il programma per il 2020 e quello ancora più ambizioso in fase di definizione per il 2050, viene indicata comunemente come uno dei due macro driver principali per l’introduzione delle smart grid, dove l’altro è dato dalle esigenze specifiche stimolate proprio da questa legislazione.
Dal punto di vista dei regolatori, che vengono visti come “portavoce“ degli interessi dei consumatori, si apriranno nuove opportunità e la necessità di ridefinire priorità e obiettivi.
Sarà infatti loro compito quello di spingere i distributori verso un approccio più centrato sull’utente, incentivando l’innovazione tecnologica e riconoscendo il rischio associato agli investimenti in innovazione; ma anche suggerendo nuovi servizi e soluzioni efficienti e promuovendo un nuovo approccio al mercato che veda una separazione del volume di energia fornita dai profitti.
Il tema potrebbe effettivamente essere controverso, ma risulta centrale per un programma di innovazione: è infatti assai probabile che un legame diretto o troppo stretto tra volume di energia fornita e profitti degli operatori, potrebbe essere un elemento di disturbo o addirittura un deterrente per politiche e misure di efficienza energetica efficaci e implementate anche dagli stessi operatori.
E in Italia? A che punto siamo?
Il nostro paese ha una posizione di leadership in materia di smart grid che ha preso il via dal lavoro capillare di Enel Distribuzione con il progetto Telegestore, un progetto di smart metering riconosciuto come benchmark internazionale, cominciato nel 2002 e che copre ora quasi il 100% degli utenti. Esso sarà lo scheletro da cui partire per sviluppare la smart grid italiana, (senza dimenticare che lo smart metering non esaurisce la smart grid ma ne è solamente una parte). Enel è anche tra i fondatori del progetto EEGI (European Electricity Grid Initiative), una iniziativa di operatori di trasmissione e distribuzione volta a definire un modello ed una roadmap per l’implementazione delle smart grid a livello europeo.

Inoltre, il Ministero per lo Sviluppo Economico ha guidato, insieme alla Corea, lo sviluppo del Technology Action Plan sulle smart grid, discusso ed approvato a Copenhagen nel dicembre 2009. E ha partecipato al SET Plan (Strategic Energy Technology), portando un contributo tecnologico e industriale significativo per l’iniziativa sulla rete elettrica e, almeno sulla carta, rivitalizzando o definendo progetti di finanziamento e incentivazione.
Sul lato regolatorio poi, anche l’AEEG si sta muovendo e ha per ora emesso la direttiva ARG/elt 39/10 per l’incentivazione, attraverso una remunerazione tariffaria, di progetti pilota volti a promuovere lo sviluppo delle smart grids.
La strada forse sarà lunga, e il cammino sembra a volte rallentato da incertezze sugli standard e sul supporto finanziario; ma quanto fatto fino ad ora non sembra poco e la collaborazione tra regolatori e operatori pare promettente per il raggiungimento di soluzioni condivise.

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